- IL DOLORE ALLA PIANTA DEL PIEDE
Il dolore alla pianta del piede, molte volte, troppe volte viene attribuito inappropriatamente sempre e solo alla “fascite plantare”…,vediamo bene cosa è la vera “fascite” e come curarla.
Molte volte il dolore causato dalla fascite plantare si manifesta durante la corsa, la prima volta si può avvertire un dolore sotto il piede, più forte nella zona del tallone e che mano a mano si intensifica sempre più. Questo dolore è dovuto ad una infiammazione della inserzione prossimale della fascia plantare, che è una banda fibrosa e grossa di tessuti, che va dal calcagno alla base delle dita del piede.
Da cosa dipende? Una della cause più comuni è il piede iperpronato dinamico, e non il piede piatto statico, come abitualmente si crede. Non solo. L’insorgere di questa patologia può essere associata o ricondotta anche ad una ridotta estendibilità del tendine di Achille e della muscolatura posteriore della gamba e della coscia. Come capire se si tratta di fascite alla pianta del piede? Se l’infiammazione è di modesta entità il dolore tenderà a diminuire non appena si scaldano i muscoli, ma potrà aumentare di intensità se si continua ad usare il piede interessato.
Dal momento in cui, si presentano i sintomi, la prima cosa da fare è rivolgersi ad un Podologo – Podoiatra, che sarà in grado, tramite una accurata visita biomeccanica e posturale stabilire la vera causa di tale patologia e l’entità della stessa trovandone di conseguenza la più corretta cura personalizzata.
Per una completa guarigione dai sintomi dolorifici sono necessari diversi mesi (da un minimo di 1 mese fino anche ai 6 mesi). La terapia procede per gradi, dipendentemente dalla gravità:
- fase acuta
– plantari su misura (Podortotici) : confezionati a mano e su misura da un centro podologico specializzato, consentono di riprendere spesso anche le attività sportive.
– stretching: intesi ad allungare i muscoli facenti capo al tendine d’Achille, come il gastrocnemio, il soleo, anche e soprattutto la mattina prima di scendere dal letto
– massaggi: tipicamente facendo rotolare una bottiglietta d’acqua gelata sotto il piede al massimo per 10 minuti a piede (ripetendo più volte)
– farmaci antinfiammatori locali sotto forma di infiltrazioni o sistemici (rari)
– riposo: se non passa con i sistemi precedenti, si consiglia di sospendere gli allenamenti (se di corsa) e passare ad attività complementari che non stressino la fascia (nuoto, cyclette..)
- trattamento conservativo: pur rimanendo importante lo stretching, il riposo ed i massaggi, superata la fase acuta bisogna cercare la guarigione completa:
– plantari su misura (Podortotici) : confezionati a mano e su misura da un centro podologico specializzato,
– tutore notturno: mantiene la fascia estesa durante le ore del sonno, facilitando la guarigione e riducendo i sintomi al mattino
– terapia ad onde d’urto: nuovo trattamento (prima della chirurgia) a discreto indice di efficienza, dolorosi e non sempre utili ed efficaci, in grado di facilitare la guarigione di casi cronici, prima di dover accedere all’operazione
- trattamento chirurgico: riservato a casi di solito > 12 mesi
– detensionare la fascia tramite incisione chirurgica: attualmente eseguibile anche in semplice chirurgia mininvasiva con 1 piccolo accesso di soli 3 mm.
– rimuovere le spine calcaneari in genere serve a poco se non associato ad altri gesti chirurgici, perché la causa non e mai la spina, ma quella ne è solo l’effetto manifesto…
- evitare le ricadute
– gradualità: a questo scopo è importante evitare di riprendere le attività sportive all’improvviso, ma sempre per gradi
– biomeccanica: consente di analizzare eventuali difetti di postura alla base del sovraccarico tendineo alla base in prima istanza della patologia stessa
– stretching: va sempre continuato
– plantari generici o preformati MAI! solo Podortotici su misura su calco e a seguito visita podoiatrica completa